Maria Consiglia Rasulo

Maria Consiglia Rasulo

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Uno studio del Cnr-Irea e dell’Università Roma Tre, pubblicato oggi su Science Advances, ha rivelato per la prima volta la stratigrafia del sottosuolo del Polo Sud-Aitken, situato sulla faccia nascosta della Luna. Le rilevazioni sono state realizzate grazie a un radar cinese sul rover Yutu-2
 
faccia nascosta della Luna
Svelata per la prima volta la struttura del sottosuolo del più grande bacino da impatto lunare, Polo Sud-Aitken, situato sulla faccia nascosta della Luna. Il radar cinese a bordo del piccolo rover Yutu-2 ha rilevato infatti, sotto una distesa di polvere grigia finissima, la cosiddetta regolite lunare, la successione dei prodotti degli impatti che hanno modellato la superficie lunare nel corso di miliardi di anni.

I risultati dei dati acquisiti nei primi due giorni di misurazione sono stati pubblicati oggi sulla rivista Science Advances a firma insieme ai ricercatori cinesi, anche di tre ricercatori italiani, Sebastian Lauro ed Elena Pettinelli dell’Università degli studi Roma Tre e Francesco Soldovieri dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irea). Gli stessi ricercatori che hanno fatto parte del team italiano che ha scoperto l’acqua liquida sotto il polo sud marziano nel 2018.

Il 3 gennaio 2019 la missione cinese Chang’è 4 si è posata sul fondo del cratere Von Karman, all’interno del Bacino Polo Sud – Aitken, diventando la prima missione ad allunare con successo sulla faccia nascosta della Luna. La zona di allunaggio di questa missione è particolarmente importante perché vicina all’area (Polo Sud lunare) dove la sonda indiana Chandrayaan-1 ha recentemente confermato la presenza dell’acqua sotto forma di depositi di ghiaccio, una zona di grande interesse per la futura esplorazione umana.

La Luna ha una natura dicotomica molto particolare: la faccia visibile ha una crosta più sottile caratterizzata da larghi bacini chiamati mari, sostanzialmente riempiti di lava basaltica proveniente dal mantello ormai solidificata; la faccia nascosta invece ha una crosta più spessa, è sostanzialmente priva di mari, ed è prevalentemente costituita da roccia anortositica, il materiale crostale originario formatosi miliardi di anni fa.

Si conosce molto della faccia visibile, grazie alle missioni umane (programma americano Apollo), che hanno effettuato esperimenti geofisici in sito e riportato quasi 400kg di rocce lunari, ed a quelle robotiche (programma sovietico). Queste missioni hanno rivelato aspetti inattesi dell’origine della Luna, della sua storia geologica e della sua struttura interna, rivoluzionando le precedenti teorie.

Pochissimo invece si sa del “lato oscuro” del nostro satellite naturale. E’ per questo motivo che, dopo il parziale successo della missione Chang’è 3 su Mare Imbrium (lato vicino), i cinesi si sono concentrati sulla missione più difficile, quella di allunare sul lato che non si vede e che non si può “direttamente monitorare”. La missione è andata secondo i piani ed il rover Yutu-2 ha cominciato la sua esplorazione lunare 12 ore dopo l’allunaggio del lander.

I dati radar che hanno permesso di ricostruire la struttura del sottosuolo lunare, con una risoluzione mai ottenuta prima d’ora, sono stati acquisiti grazie all’impiego delle antenne ad alta frequenza (500MHz) montate sotto la struttura del rover. “Quello che ci ha più sorpreso – ha dichiarato Elena Pettinelli dell’Università degli studi Roma Tre - è la straordinaria trasparenza del terreno di Von Karman alle onde radio, che ci ha permesso di vedere distintamente le strutture geologiche fino a 40m di profondità, una cosa assolutamente impossibile da ottenere sulla Terra a quella frequenza, a causa della onnipresenza di acqua liquida nel sottosuolo”.

“Abbiamo comunque dovuto lavorare sodo all’analisi dei dati per estrarre le informazioni riguardanti i dettagli della stratigrafia e, soprattutto, per evitare errori nell’interpretazione dei dati”, ha aggiunto Sebastian Lauro dell’Università degli studi Roma. “Alla fine – ha concluso Francesco Soldovieri del Cnr-Irea - abbiamo individuato l’algoritmo giusto, applicando un approccio noto come inversione tomografica, siamo riusciti ad individuare la presenza dei tipici prodotti di impatto sotto uno spesso strato di regolite”.

Ma cosa ha scoperto realmente il radar? Data la “trasparenza” dei materiali è stata possibile definire in dettaglio la sequenza verticale degli strati. La parte superiore è costituita da materiale finissimo ed uniforme (regolite) che si estende fino ad una profondità di circa 12m. Questo materiale è frutto di un lungo processo di frantumazione ed aggregazione dovuta all’impatto di micrometeoriti ed all’interazione del suolo con la radiazione solare. Al di sotto di questo si alternano strati ricchi di blocchi derivanti dalle espulsioni di materiale dai vicini crateri generati dall’impatto con asteroidi e strati più fini fino ad una profondità di 40m, limite di indagine del radar.

Il ritorno sulla Luna dell’uomo è ormai imminente. L’idea di creare una base scientifica, come quella in Antartide, è un progetto ambizioso ma possibile. Tuttavia, lo sviluppo di un insediamento umano lunare richiede la capacità di utilizzare e riciclare le risorse presenti sulla Luna, come l’acqua dal ghiaccio e l’ossigeno dalla regolite lunare. Per questo motivo, l’esplorazione geofisica del sottosuolo, così come lo è sulla Terra per l’individuazione delle risorse naturali, è ora di fondamentale importanza sulla Luna per la scelta del sito adatto alla costruzione di una base lunare. 

 

Rassegna stampa

La repubblica - ScienzeCosa c'è sotto la regolite: svelata la faccia nascosta della Luna 

ANSA: Che cosa c'è sotto la faccia nascosta della Luna Lo ha scoperto un radar che ha esplorato fino a 40 metri di profondità 

TGcom24: Spazio, radar svela cosa c'è sotto la faccia nascosta della Luna

Il Sole 24 ore: Astronomia: Cnr-Irea-Universita' Roma Tre, svelata la faccia nascosta della Luna 

Corriere della Sera: Roma Tre e Cnr svelano come è fatta la faccia nascosta della Luna

 


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Olga Zeni e Stefania Romeo, ricercatrici dell'IREA-CNR, annunciano la call dello Special Issue "Advanced Electromagnetic Biosensors for Medical, Environmental and Industrial Applications" della rivista Sensors.

Negli ultimi anni si è osservata una crescita esponenziale delle potenzialità e dell'interesse verso le tecnologie elettromagnetiche per applicazioni di biosensing in ambito medicale, ambientale ed industriale. I biosensori elettromagnetici hanno il vantaggio di essere minimamente invasivi, label-free e a basso costo, e di poter essere utilizzati per monitoraggio, diagnostica e trattamento. Ad esempio, i sensori indossabili ed impiantabili per il monitoraggio dei parametri vitali e dell'attività neurale hanno un ruolo chiave nello sviluppo della medicina personalizzata e dell'elettroceutica. Inoltre, sensori a radiofrequenza e Terahertz vengono sempre più utilizzati per il controllo di qualità nell'industria alimentare e per la detection di inquinanti ambientali. Lo scopo di questo special issue è di fornire un update dei recenti sviluppi della ricerca nel campo dei biosensori elettromagnetici operanti nella banda dalle basse frequenze ai TeraHertz. 

GLi argomenti dello Special Issue includono, tra gli altri:

Sensori elettromagnetici indossabili ed impiantabili
Antenne per in e on-body sensors
Sensori RFID
Wireless power transfer per sensori autonomi
Sensori Bio-inspired
Caratterizzazione elettromagnetica applicata ai biosensori
Biocompatibilità di dispositivi impiantabili
Nanomateriali per scopi di sensing

La scadenza per la sottomissione degli articoli è il 30 novembre 2020.

Per tutte le informazioni vai a questo link.

 


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Risultato immagini per prin 2017Tra i Programmi di ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale finanziati dal Miur (Bando Prin 2017), l'IREA è coordinatore di due progetti nel settore 'Physics Engineering': sono i progetti 'Best-food' e 'Mirabilis'

Il progetto 'Best-food' (Broadband Electromagnetic Sensing Technologies for Food quality and security assessment) mira allo sviluppo di una tecnologia innovativa di diagnostica elettromagnetica non-invasiva per la valutazione della qualità dei prodotti alimentari lungo la catena di produzione alimentare, senza la necessità di interrompere il processo di fabbricazione. L'industria alimentare è infatti tra le eccellenze del nostro Paese maggiormente riconosciute a livello mondiale, e la contaminazione da corpi estranei, i difetti dell'imballaggio o la produzione di articoli con scarse caratteristiche rappresentano alcune delle principali fonti di reclamo da parte della clientela, con conseguenze economiche e di credibilità. Nel progetto, grazie all'interazione tra diverse porzioni dello spettro elettromagnetico (microonde e terahertz), si realizzerà un sistema integrato di diagnostica per immagini in grado di rilevare la presenza di corpi estranei (ad es. frammenti di plastica o di vetro), di danni all'imballaggio e valutare la qualità dei prodotti. 

Il gruppo di ricerca, coordinato da Lorenzo Crocco, primo ricercatore del Cnr-Irea, coinvolgerà ingegneri elettromagnetici, elettronici e chimici del Politecnico di Torino, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, al fine di supportare l’attività con le necessarie competenze interdisciplinari.

Il progetto 'Mirabilis' (Multilevel methodologies to investigate interactions between radiofrequencies and biological systems)  si propone di valutare i meccanismi di interazione tra i campi elettromagnetici a radiofrequenza ed i sistemi biologici, combinando l’approccio teorico e sperimentale. In particolare, verranno valutate le interazioni tra sistemi biologici in vitro e le radiofrequenze del tipo impiegato per la rete 4G/LTE e 5G. Quest’ultima è di particolare rilevanza poiché è stata introdotta solo di recente, e sono ancora molto limitate le informazioni sulle interazioni delle onde millimetriche e i sistemi biologici. A questo scopo, sarà progettato e realizzato un sistema di esposizione nella banda di frequenza 24 – 30 GHz e i risultati della sperimentazione biologica saranno anche impiegati per indirizzare simulazioni molecolari su strutture proteiche coinvolte nei pathways che modulano la risposta cellulare a campi elettromagnetici non ionizzanti.

Questo progetto, coordinato da Maria Rosaria Scarfì, primo ricercatore di Cnr-Irea, include competenze altamente interdisciplinari -ingegneri elettronici e biomedici, fisici e biologi-, e coinvolge anche l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale e l’Università degli Studi di Roma La Sapienza.

Entrambi i progetti avranno durata triennale e consentiranno il reclutamento di giovani ricercatori con diverse competenze.

 


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Foto3 Georadar Paestum

Dopo il ritrovamento – nel mese di giugno 2019 – di alcuni elementi smembrati di un tempietto dorico di V sec. a.C. presso le mura della città antica di Paestum in Campania, gli archeologi del Parco Archeologico hanno acquisito nuovi dati che potrebbero portare all’ubicazione esatta di quello che rimane nel sottosuolo di un monumento che è stato definito un “gioiello dell’architettura dorica tardo-arcaica”.

Come il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel ha illustrato durante la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, svoltasi a Paestum dal 14 al 17 novembre, una prospezione geofisica, in grado di rilevare tracce sotterranee con metodi non-invasivi, ha permesso di individuare un’anomalia in corrispondenza al ritrovamento degli elementi in superficie, in via ipotetica identificabile con il tempio smembrato. La prospezione è stata condotta in collaborazione con il Parco e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT), da un team multi-disciplinare dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale (Imaa) e dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (Irea) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), sotto la direzione scientifica di Enzo Rizzo e Francesco Soldovieri. Coinvolti i ricercatori Ilaria Catapano, Luigi Capozzoli, Gregory De Martino, Gianluca Gennarelli e Giovanni Ludeno.

Foto4 mappa Georadar PaestumNelle elaborazioni prodotte dagli scienziati del Cnr si vede una struttura rettangolare di 6 x 12 m circa. “Dimensioni che andrebbero bene con quanto abbiamo ricostruito in base agli elementi trovati in superficie, i quali permettono di ipotizzare un intercolunnio di 1,68 m”, commenta il direttore del Parco. “Quello che ci ha sorpreso è la struttura interna che si intravede: ci sembra essere un corpo centrale, una cella, circondata da un portico. Ma un tale tipo di impianto, chiamato periptero in virtù del fatto che è completamente circondato da colonne, di solito non viene adottato per edifici così piccoli, ma solo per grandi templi come quello di Nettuno a Paestum. Pertanto solo uno scavo scientifico potrà dare risposte certe”.

“Il team multidisciplinare del Cnr, costituito da Imaa e Irea, che da diversi anni in stretta collaborazione si occupa di esplorazione del sottosuolo, ha lavorato secondo un approccio multidisciplinare andando da una indagine a grande scala, come quella geomagnetica che ha investigato per circa 2 ettari individuando le zone di maggiore interesse archeologico, ad una investigazione di dettaglio”, commenta Enzo Rizzo (Cnr -Imaa). “In una di queste aree”, continua Francesco Soldovieri (Cnr- Irea), “è stata condotta una campagna di prospezioni georadar. L’analisi dei dati georadar grazie ad approcci di elaborazione sviluppati dall’Irea ha permesso di identificare la planimetria del tempietto e la sua profondità di circa un metro.”

“Oltre all’eccezionale valore scientifico”, conclude Zuchtriegel, “il rinvenimento è per noi anche un’occasione per creare coesione e sinergie intorno al patrimonio archeologico, dimostrando in questa maniera che tutela, ricerca e valorizzazione sono parte di un unico cerchio, un’archeologia ‘circolare’ appunto, attenta ai temi della conoscenza e della fruizione accessibile e inclusiva.”

 


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Mappate, mediante l’integrazione di tecniche avanzate di analisi di interferometria radar e sismica, le porzioni della struttura interna del supervulcano flegreo, attualmente più attive in termini di concentrazione degli sforzi, di dinamica del suolo ed emissione fumaroliche superficiali. A rivelarlo, uno studio condotto da Cnr, Ingv e Università Federico II di Napoli, pubblicato su Remote Sensing of Environment.

CFfigura 1Individuate le regioni interne più attive dei Campi Flegrei mediante l’integrazione di indagini geofisiche, della sismicità e delle deformazioni del suolo dell’area telerilevata. A mettere in luce le parti più attive del supervulcano flegreo, situato ad occidente dell’area urbana napoletana, uno studio condotto dall’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irea), dall’Osservatorio vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv-Ov) e dal Dipartimento di scienze della terra dell’ambiente e risorse dell’Università degli studi di Napoli Federico II, in collaborazione con INVOLCAN (Instituto Volcanológico de Canarias, Tenerife, Spagna) e Institute for Geosciences JGU (Johannes Gutenberg-Universität Mainz). La ricerca, ‘Volcanic structures investigation through SAR and seismic interferometric methods’, è stata pubblicata su Remote Sensing of Environment.

“L’integrazione di tecniche di analisi innovative dei dati satellitari e sismici”, spiega il coordinatore scientifico Pietro Tizzani, ricercatore Cnr-Irea, “ha permesso di mappare le porzioni della struttura interna del supervulcano flegreo attualmente più attive sia in termini di concentrazione degli sforzi, che di dinamica del suolo”. In particolare, i risultati sono ottenuti dai dati radar satellitari in banda X della costellazione Cosmo-SkyMed dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), elaborati presso i laboratori del Cnr-Irea di Napoli insieme ai dati sismici acquisiti dalla rete di monitoraggio permanente dell’Ingv-Ov.

Inoltre, spiega Francesca Bianco, direttrice Ingv-Ov, le analisi integrate hanno evidenziato “come l’area a est della solfatara, in prossimità della regione fumarolica di Pisciarelli, rappresenti la porzione di caldera caratterizzata dai più alti tassi relativi di deformazioni del suolo, tra il 2011 ed il 2014, a cui corrisponderebbe, a una profondità tra gli 0.8 ed 1.2 km, una regione caratterizzata dalla massima concentrazione di sismicità registrata: tendenza che prosegue anche dopo il 2014”.

I risultati della tecnica di interferometria sismica impiegata nell’analisi, nota come Ambient Noise Tomography (ANT), hanno poi evidenziato in quest’area una porzione di crosta in cui si registra un significativo cambiamento nella velocità di propagazione delle onde sismiche, che testimonierebbe la presenza di corpi geologici con caratteristiche meccaniche diverse rispetto alla regione ad est di Pisciarelli. Variazioni probabilmente legate a intensi fenomeni idrotermali estesi tra la superficie topografica e circa 1.5 km di profondità, che andrebbero a costituire strutturalmente il sistema di interconnessione della sorgente magmatica profonda con la superficie. Tale interpretazione è supportata anche dall’intensa attività fumarolica registrata tra la solfatara e la località Pisciarelli nel periodo 2011-2014.

“Lo sviluppo di nuove tecniche di analisi dei campi di potenziale nel contesto dei dati telerilevati di deformazione del suolo”, sottolinea Maurizio Fedi, ordinario di geofisica applicata dell’Ateneo federiciano e coautore della ricerca, “è un valore aggiunto prezioso per la caratterizzazione-individuazione delle strutture subvulcaniche e nello studio della dinamica superficiale dei vulcani. L’analisi dei lineamenti strutturali ottenuti da questi dati, integrata con quelli già desunti dai dati gravimetrici e magnetometrici, è molto significativa per le strutture a bassa velocità a circa 1 km di profondità”.

Queste metodologie di analisi aprono a nuovi e significativi percorsi nello studio dei segnali geodetici multipiattaforma. “La ricerca”, conclude Riccardo Lanari, direttore Cnr-Irea, “rappresenta un esempio di come la collaborazione e l’integrazione multidisciplinare delle professionalità presenti nel contesto scientifico partenopeo delle scienze della terra, abbiano portato ad un avanzamento significativo della conoscenza della natura e del comportamento del vulcano flegreo e dello sviluppo tecnologico dei sistemi per il monitoraggio vulcanico, fondamentale sia per lo studio della loro struttura interna sia per il riconoscimento delle regioni dinamicamente più attive con relativa gestione del rischio”. 

I risultati presentati nell'articolo sono particolarmente attuali essendosi da poco conclusa l’esercitazione “Exe Flegrei 2019” che ha avuto l’obiettivo principale di aggiornare la pianificazione per il rischio vulcanico dell’area flegrea.

CF figura 1

 

Figura 1: Analisi di Interferometria SAR relativa al periodo 2011- 2014. (a, b) Mappa degli spostamenti Verticali ed EW, rispettivamente, misurate durante la fase 1, tra febbraio 2011 - maggio 2012, (c, d) la fase 2, tra maggio 2012 - aprile 2013 e (e, f) il passaggio 3, tra aprile 2013 e gennaio 2014. In basso a sinistra, vengono riportale serie storiche di spostamento verticale ed est-ovest. Il periodo di tempo analizzato è diviso in tre fasi (regioni di colore grigio) caratterizzate da periodi di deformazione lineare omogenee. A Destra vengono riportati i risultati dell’analisi THD (derivate totali orizzontali) della componente di deformazione verticale relativa al passaggio 2 (maggio 2012 - aprile 2013). Le croci verdi identificano i massimi del THD. I cerchi magenta rappresentano la posizione del sito di Pozzuoli (PZ), della città di Napoli (NA) Monte Nuovo (NU), del porto di Pozzuoli (HR), del cratere degli Astroni (AS), del cratere Solfatara (SO), della sorgente fumarole Pisciarelli (PI), del Monte Gauro (GA) e San Vito (SA). Il riquadro verde indica il periodo di analisi.
 

CF figure 2

 

 

Figura 2: Modello delle velocità di gruppo ANT. Mappe della velocità di gruppo di onde di superficie (Rayleigh) relative al periodo 1, 2s l’analisi realizzata è relativo al periodo 2011-2013. Il poligono ombreggiato mostra un'area di risoluzione bassa o nulla. 

 

CF figura 3

 
Figura 3: Sismicità 2005-2016 e SAR vs Interferometria sismica. (a) Distribuzione epicentrale della sismicità locale rilevante per le tre fasi temporali riportate nella Figura 1. (b) Confronto tra i massimi del THD (croci verdi) e la mappa del profilo della velocità sismica del periodo 1.2 s (~ 1 km) con il 2005 -2011 (cerchi blu), 2012-2013 (cerchi rossi), 2014-2016 (cerchi gialli) distribuzioni di terremoti selezionate tra 800 me 1200 m di profondità.

 

 

 

 

 

 


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ImmagineDal 13 al 18 ottobre avrà luogo la Settimana Nazionale della Protezione Civile, una serie di eventi e iniziative che si svolgeranno su tutto il territorio italiano, volte alla diffusione della conoscenza e della cultura di protezione civile. Lo scopo è quello di promuovere e accrescere la resilienza delle comunità attraverso l'adozione di comportamenti consapevoli e misure di autoprotezione da parte dei cittadini, nonché favorire l'informazione alle popolazioni sugli scenari di rischio e le relative nuove norme di comportamento.

Tra i numerosi eventi in programma, il 18 ottobre si terrà presso la sede centrale del CNR di Roma una Giornata di presentazione delle attività del CNR per fini di Protezione Civile dal titolo «La scienza per la Protezione Civile». Interverrà tra gli altri Mariarosaria Manzo, ricercatrice presso l’IREA-CNR di Napoli, sul tema “Osservazioni radar da remoto per lo studio delle deformazioni del suolo in aree vulcaniche e sismiche”.

Scarica qui la locandina per il programma della giornata

 


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Per celebare questo traguardo, il Consolato USA il 17 ottobre ospiterà Nagin Cox della NASA/JPL all’Università Federico II

 

L’hackathon si terrà nel weekend 19- 20 ottobre al polo di San Giovanni a Teduccio dell’Università

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Space Apps a Napoli spegne 5 candeline: per il quinto anno consecutivo, sabato 19 e domenica 20 ottobre la città partenopea ospiterà il più grande hackathon al mondo, dedicato e aperto a tutti gli appassionati di Spazio e promosso dalla NASA.

Per festeggiare questo anniversario, a Napoli arriva una ospite ‘spaziale’. Attualmente Tactical Mission Lead del rover Curiosity, ingegnere di operazioni di veicoli spaziali della NASA/ Jet Propulsion Laboratory per oltre 20 anni, in onore delle sue scoperte l’Asteroide 14061 è stato ribattezzato con il suo nome: si chiama Nagin Cox, e giovedì 17 ottobre alle 15.30 incontrerà gli studenti nella sede dell’Università Federico II di Piazzale Tecchio. Racconterà le sue esperienze sia da dirigente che da scienziata in diverse missioni robotiche interplanetarie, tra cui la missione Galileo su Giove, Mars Exploration Rovers, il cacciatore di esopianeti Kepler, InSight e Mars Curiosity Rover. Darà anche indicazioni su come affrontare le sfide e lavorare in team: saranno consigli preziosi per i ragazzi che si preparano a Space Apps.

L’hackathon, infatti, è una sfida internazionale che si basa su un approccio di problem solving collaborativo e open-source: saranno 48 ore dedicate alla tecnologia spaziale e alle sue applicazioni terrestri. I partecipanti degli hackathon che si terranno contemporaneamente in centinaia di città di tutto il mondo – lo scorso anno hanno partecipato quasi 18.000 persone in 200 città di 75 Paesi - lavorareranno a diverse sfide, proponendo soluzioni innovative per vincere il titolo di Galactic Problem-Solver.

A livello locale l’evento è co-organizzato dal Consolato Generale degli Stati Uniti a Napoli insieme al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Napoli Federico II (DII), l’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente (IREA-CNR), e il Center for Near Space (CNS) dell’Italian Institute for the Future. Gli sponsor quest’anno sono le aziende Blue Engineering & Design, Corista, Powerflex e Lead Tech.

Il tema di Space Apps 2019 sarà “Exploring Near and Far”, declinato in queste 5 categorie: 

  1. Earth’s Oceans
  2. Our Moon
  3. Planets Near And Far
  4. To The Stars
  5. Living In Our World

Anche per l’edizione 2019, il Consolato Generale degli Stati Uniti a Napoli mette in palio tre premi speciali in denaro per i team vincitori locali:

1.300 Euro per il team primo classificato
1.000 Euro per il secondo
700 Euro per il terzo

Quest’anno ci sarà anche il premio “Il Futuro Prossimo Possibile” di 500 Euro messo in palio dal Center for Near Space per il team che, rispondendo al tema di Space Apps 2019, meglio interpreterà la Vision CNS.

Tutti i dettagli sull’evento e sui temi selezionati quest’anno sono disponibili sul sito:

 

Rassegna stampa

"Space Apps", a Napoli sbarcano i big della Nasa - Il Mattino, 13 ottobre 2019

Ritorna Space Apps, la sfida targata Nasa per 150 studenti - La Repubblica Napoli, 19 ottobre 2019

Napoli - Space Apps Challenge 2019, Aeropolis, 19 ottobre 2019

Case sulla luna e droni interstellari. Gli studenti: "Qui si progetta il futuro"La Repubblica Napoli, 20 ottobre 2019

Space Apps Napoli, gli studenti in gara per progettare il futuro nello spazioLa Repubblica Napoli.it, 20 ottobre 2019

 
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Settimana Protezione CivileIl 16 ottobre prossimo, nell’ambito della Settimana Nazionale della Protezione Civile, si terrà a Napoli un evento dal titolo “I Centri di Competenza per la riduzione dei rischi delle infrastrutture in Campania”. Tra gli interventi in programma Riccardo Lanari, direttore dell’IREA-CNR, tratterà il tema dell’osservazione radar da satellite per il monitoraggio delle deformazioni del suolo in aree vulcaniche.

La Settimana Nazionale della Protezione Civile, ufficialmente istituita con la Direttiva firmata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 1° aprile scorso, prevede una serie di eventi e iniziative da svolgersi su tutto il territorio italiano “volte alla diffusione della conoscenza e della cultura di protezione civile, allo scopo di promuovere e accrescere la resilienza delle comunità attraverso l'adozione di comportamenti consapevoli e misure di autoprotezione da parte dei cittadini, nonché a favorire l'informazione alle popolazioni sugli scenari di rischio e le relative nuove norme di comportamento”.

In particolare, nel territorio dei Campi Flegrei il Capo del Dipartimento Angelo Borrelli dichiarerà chiusa la settimana della Protezione Civile al termine della grande esercitazione “EXE Flegrei” che testerà, da mercoledì 16 a domenica 20 ottobre, la capacità del sistema di protezione civile di evacuare la popolazione in caso di dichiarazione di fase di allarme per l’eruzione del vulcano dei Campi Flegrei caratterizzato da numerose caldere sottostanti il territorio di Pozzuoli, Napoli e diversi altri comuni della zona. Un’esercitazione di carattere nazionale che vedrà la partecipazione delle regioni gemellate con la “zona rossa” nell’ambito del piano di Protezione Civile nazionale.

Scarica qui la locandina per il programma della giornata

 


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Copertina 2016-2019

 

 copertina 2017 

 

Copertina 2016

 

copertina report 2015

 

copertina 2011-2014

 

Geospatial Artificial Intelligence horizontal lightGloria Bordogna e Cristiano Fugazza dell’IREA-CNR annunciano la call dello Special Issue "Artificial Intelligence for Multisource Geospatial Information" dell’International Journal of GeoInformation (IJGI), una rivista internazionale open access peer-reviewed pubblicata da MDPI.

Il numero speciale è dedicato alla raccolta di contributi di ricerca originali incentrati sulla definizione e l'applicazione dei metodi di Intelligenza Artificiale per l'acquisizione, il filtraggio, la gestione, l'analisi, la ricerca e la visualizzazione di informazioni geospaziali da più fonti, ovvero geo big data. Le applicazioni chiave sono l'osservazione della Terra per il monitoraggio territoriale e il rilevamento dei cambiamenti, comprese le dinamiche di uso urbano e del territorio e la rilevazione di anomalie; l'individuazione, la caratterizzazione, il monitoraggio e la previsione delle condizioni e abitudini sociali riguardanti, ad esempio, luoghi di povertà, mobilità dei cittadini, lavoro e attività ricreative; rilevamento e previsione degli eventi per la preparazione e la gestione delle emergenze. Questo campo, chiamato anche intelligenza artificiale geospaziale (o geoAI), applica molte tecniche dell'intelligenza artificiale più generale (AI), come apprendimento automatico e profondo, rappresentazione e analisi semantica, knowledge discovery, data mining e soft computing. Tuttavia, le specificità e l'importanza della dimensione geospaziale, la sua eterogeneità, la necessità di rappresentare una semantica distinta dell'informazione georiferita, nonché di analizzare il ruolo dei cambiamenti temporali pone nuove sfide e opportunità che l'IA deve affrontare.

La scadenza per la sottomissione degli articoli è il 31 marzo 2020.

Per tutte le informazioni vai a questo link.

 


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