A causa dell’aumento esponenziale dell’uso dei telefoni cellulari, la ricerca degli ultimi anni è centrata sulla valutazione degli effetti di esposizioni alle frequenze ad essi associate (800-2000 MHz).
Esistono dunque rischi per la salute da esposizione alle radiazioni emesse dai telefoni cellulari? Nonostante il grande lavoro di ricerca teso a individuare l’eventuale rischio cancerogeno dovuto all’esposizione ai campi elettromagnetici in uso per la telefonia cellulare, non si è giunti ad una conclusione univoca. Nel 2011 l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibilmente cancerogeni per gli esseri umani indicando, al contempo, la necessità di continuare a monitorare attentamente l'associazione fra l'uso dei telefoni cellulari e il rischio di tumore conducendo ulteriori ricerche a lungo termine.
Presso il laboratorio di bioelettromagnetismo dell’IREA l’attenzione è rivolta ai segnali di seconda (GSM) e terza (UMTS) generazione, al fine di valutarne gli effetti in colture di linfociti umani e linee cellulari stabilizzate. Tra i modelli cellulari, le cellule nervose hanno un ruolo chiave a causa della vicinanza del telefono cellulare alla testa dell’utilizzatore. Vengono impiegati sistemi di esposizione quali guide d’onda, celle TEM e wire patch cells, opportunamente disegnati e realizzati in accordo con gli standard di qualità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per esposizioni in vitro, al fine di adottare condizioni di esposizione ben definite. I risultati a tutt’oggi ottenuti non riportano alterazioni di parametri critici della funzionalità cellulare mentre sono state accumulate evidenze che esposizioni a campi a radiofrequenza sono in grado di ridurre i danni provocati al DNA da agenti mutageni .
Nell’ambito delle alte frequenze, la sperimentazione alle frequenze dei THz è di grande attualità considerando le recenti tecnologie e applicazioni che utilizzano tali frequenze soprattutto in ambito biomedico. In questo ambito l’IREA è stato coinvolto nel progetto “THz radiation in Biological Research: Investigation on Diagnostics and study of possible Genetic Effects (THz-BRIDGE)”, finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del V Programma Quadro, per valutare l’induzione di danno al DNA in linfociti umani da sangue periferico. La sperimentazione è stata svolta in collaborazione con l’ENEA di Frascati, dove è disponibile un laser ad elettroni liberi (FEL) che genera una radiazione coerente nel range di frequenza 90-150 GHz.