Giovedì, 19 Luglio 2012 08:50

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    1) Spesso ai ricercatori viene rimproverato di vivere in un mondo separato  e governato da regole e linguaggi non sempre comprensibili alla maggior parte delle persone; le sembra che questa immagine del mondo scientifico rispecchi ciò che accade nell’Istituto di ricerca che oggi dirige?

    Direi proprio di no, l’IREA è un istituto che nelle linee di sviluppo delle sue attività di ricerca invece si confronta quotidianamente con problematiche che sono fortemente legate a fenomeni con i quali l’opinione pubblica e i cittadini si confrontano nella loro vita.

    L’IREA è infatti un istituto che sviluppa attività di ricerca nell’ambito del telerilevamento, vale a dire un ambito che vede l’uso di sensori, su piattaforme satellitari o aerei, con i quali viene osservata la superficie terrestre e vengono monitorati i fenomeni deformativi che la caratterizzano, e in generale i cambiamenti. Inoltre l’IREA è coinvolto in attività di ricerca su tematiche come i sistemi informativi geografici, che sono importanti per la pianificazione del territorio; o in attività come la diagnostica elettromagnetica, dove vengono usate tecnologie basate sull’utilizzo dei campi elettromagnetici per lo studio di fenomeni che possono avere impatto sulla salute dei cittadini. Infine, vengono effettuati studi sofisticati per la valutazione degli effetti degli stessi campi elettromagnetici sulla salute delle persone.

    Quindi direi in sintesi che le attività svolte presso l’IREA sono fortemente legate alle problematiche che l’opinione pubblica vive quotidianamente.

        2) Tra l’altro l’Istituto ha sede in due importanti e complesse regioni italiane, la Campania e Lombardia; esistono dei legami con i soggetti presenti sul territorio in cui operano queste sedi?

      Esistono dei legami importanti a livello istituzionale, difatti ci sono relazioni significative con le amministrazioni pubbliche e in generale con le istituzioni sul territorio, ad esempio in Regione Campania l’IREA partecipa a due Centri di competenza, quello sull’ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) , e a quello dell’Analisi e monitoraggio del rischio ambientale.

      Per la Lombardia, invece, l’IREA è un referente privilegiato nell’ambito dell’iniziativa europea Nereus, che è un network ch rappresenta le regioni europee che sono interessate allo sviluppo delle tecnologie spaziali. In particolare, l’IREA dà un supporto forte alla Regione Lombardia, che in Italia è tra le Regioni che hanno individuato queste tematiche come strategiche per lo sviluppo della Regione.

      Per fare un esempio concreto, mi piace partire dal contributo alle problematiche connesse ai rischi naturali, considerando che in questo momento ci troviamo nella sede di Napoli dell’IREA, che sorge in un’area prossima alla caldera dei Campi Flegrei; l’IREA è coinvolto in attività di ricerca sul’utilizzo dei dati satellitari per misurare le deformazioni del suolo e ha contribuito allo studio dei fenomeni deformativi che hanno caratterizzato negli ultimi trenta anni l’area dei Campi Flegrei, contribuendo, in un rapporto collaborativo con altri enti, come la Protezione Civile, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’ASI, a delle attività molto importanti per la comprensione di questi fenomeni.

      Ma gli ambiti sono tanti e vari, per citarne un altro, ad esempio, mi piace ricordare che la tematica dei sistemi informativi geografici connessa a quella del telerilevamento, che ha dato e dà importanti contributi in Lombardia all’agricoltura locale, allo studio della qualità delle acque dei grandi laghi, al monitoraggio dei grandi ghiacciai dell’arco alpino del nord Italia.

          3) Oltre ai soggetti tradizionali con cui l’Istituto di ricerca ha relazioni, come le amministrazioni pubbliche prima citate, avete relazioni con altri tipi di pubblici o ci sono soggetti che non riuscite a raggiungere e tuttavia vi piacerebbe o ritenete importante coinvolgere di più?

        Il discorso qui è abbastanza ampio; l’istituto ha importanti rapporti con soggetti internazionali, come l’Agenzia Spaziale Europea ESA, ha rapporti con altri soggetti di ricerca pubblici in regioni di altri paesi europei, con cui collabora su progetti finanziati dalla Comunità Europea. Inoltre l’IREA supporta una serie di attori e soggetti pubblici, come il  già citato Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito del suo ruolo nel Centro di competenza della Regione Campania.

        Ma ci sono altri soggetti importanti con cui sarebbe importante entrare in relazioni, non solo pubblici; ad esempio il mondo industriale e imprenditoriale. Rispetto a questo è importante segnalare che si potrebbe fare molto di più. Ad oggi le collaborazioni sono orientate ad aspetti connessi alla messa a punto di progetti integrati, in cui l’IREA, come soggetto di ricerca pubblica, fa parte di un team che concorre insieme ad altri soggetti al fine di acquisire finanziamenti europei e nazionali. Forse manca il collegamento uno a uno con l’impresa, dove un soggetto pubblico come l’IREA possa promuovere e sviluppare la componente di ricerca e l’impresa raccoglierla per provare a convertirla in un prodotto fruibile da parte del mercato. Su questo a mio avviso c’è  molto da fare da ambo le parti.

        Un altro ambito importante cui stiamo dedicando attenzione, è il contatto con l’opinione pubblica, gli studenti, le scuole, un pezzo della popolazione che potrebbe giocare un ruolo importante e rispetto al quale la comunicazione merita uno sforzo.

             4) A tal proposito, secondo l’Eurobarometro del 2010, il Rapporto dell’UE che “misura” lo stato della relazione tra i cittadini e la scienza e la tecnologia, i cittadini europei sarebbero consapevoli dell’importanza della scienza e tuttavia chiedono che gli scienziati spieghino meglio cosa fanno e perché lo fanno. Lei ritiene che tra i compiti di base di una istituzione scientifica debba rientrare anche la comunicazione verso un pubblico generico?

          Assolutamente si, soprattutto in momenti di crisi, come quello attuale, è importante che sia chiaro a una fetta importante dell’opinione pubblica perché sia importante dedicare risorse significative alla ricerca, quindi è importante spiegare, documentare la rilevanza di certe attività nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Anche qui l’IREA è fortemente coinvolto, partecipa a una serie di iniziative di divulgazione, come Futuro Remoto per la Città della scienza di Napoli, e il Festival della Scienza di Genova. Inoltre mi piace ricordare che tra le sue attività di ricerca, l’IREA ha un “modulo”, vale a dire una attività specifica dedicata proprio alle problematiche di comunicazione pubblica della scienza.

          A conferma di questo interesse vorrei segnalare inoltre che abbiamo fatto uno sforzo notevole realizzando un sito web dove a molte attività di ricerca svolte è data evidenza, cercando di usare un linguaggio semplice e accessibile; in questo ambito si inquadrano anche molte nostre attività di comunicazione della scienza. Sempre in questo ambito prevediamo di svolgere alcune iniziative, questa intervista è una di queste, che dovrebbe in qualche modo fungere da apripista per far sì che, in aggiunta a questa breve chiacchierata, se ne possano aggiungere altre su argomenti affini in grado di ampliare il punto di vista su una tematica che definirei strategica per la penetrazione vera del concetto di scienza e della sua rilevanza nella società.

               5) Nel 2001 la Commissione Europea nel Libro bianco sulla Governance auspicava l’avvio di un processo di democratizzazione nel rapporto tra scienza e società, in cui i cittadini fossero coinvolti nelle decisioni legate ai saperi scientifici. Pensando alle ricerche che conducete nelle vostre sedi, vi sembra auspicabile che i problemi e i risultati della ricerca scientifica vengano discussi anche con i “non esperti”?

            Sì ritengo di sì. Un po’ questo aspetto si riallaccia a quello che dicevo prima. L’aspetto di coinvolgimento è importante. Nel momento in cui il sapere scientifico è oggi alle base di molte decisioni, secondo me è molto importante che ci sia condivisione, coinvolgimento da parte dell’opinione pubblica. Questo però in un rapporto che definirei totalmente fair, nel quale le varie componenti, e nel nostro caso la componente scientifica, siano messe nella condizione di chiarire il proprio punto di vista, cercando di ridurre al minimo le strumentalizzazioni, sia a favore sia contro delle tesi.

            Vorrei anche aggiungere che è chiaro che l’allargamento della discussione è importante; questo però non deve diventare un vincolo. Intendo dire che l’opinione pubblica deve far parte del meccanismo di decisione al quale contribuisce la scienza, ma bisogna consentire ai ricercatori di avere quei margini di autonomia, anche minimi, grazie ai quali anche quelle attività cosiddette curiosity driven, basate sulla curiosità, ma che non hanno una diretta ricaduta applicativa, e quindi possono essere di non immediata comprensione per l’opinione pubblica, possano essere portate avanti, altrimenti si corre il rischio di non fare progredire la scienza.

                 6) Un’ultima domanda. L’IREA è distribuito su due sedi poste al Nord e al Sud d’Italia, in due regioni che vengono spesso contrapposte, anche politicamente, mi piacerebbe capire se questa distribuzione territoriale della comunità scientifica dell’IREA possa essere invece un terreno di scambio, di “integrazione” a livello nazionale.

              La distribuzione sulle due sedi dell’IREA, da un lato è un impegno, perché è ovvio che si tratta di realtà diverse, ma trovo che sia un elemento di grande ricchezza e lo trovo anche qualificante per un istituto. Non sempre la distanza geografia è elemento di allontanamento; può infatti succedere di avere delle sinergie con colleghi molto lontani e non intendersi e non riuscire a interagire con il collega della stanza accanto. E’ chiaro però che le due sedi in cui è distribuito l’Istituto sono in città molto estreme, stiamo parlando di due città, Milano e Napoli, che vengono spesso identificate con il Nord e il Sud per antonomasia. Quindi con due modalità di lavorare, di vivere diversi. Ma per me questo è ricchezza, questo è complementarietà anche scientifica, ad esempio il telerilevamento nell’ottico a Milano e quello a microonde a Napoli, sono molto complementari. Quindi è una diversità che però nel momento in cui diventa sinergia diventa un elemento di grande forza.

              intervista a cura di Alba L’Astorina, IREA CNR,  Comunicazione della Scienza ed Educazione

               

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