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Un nuovo servizio operativo per il monitoraggio delle deformazioni nei vulcani attivi
Monitorare le deformazioni della superficie terrestre in aree vulcaniche attive, in luoghi spesso di difficile accesso, può non essere un compito facile. Il telerilevamento satellitare può fare la differenza rispetto alle tecniche in-situ, grazie alla sua capacità di coprire aree molto vaste, con una densità di punti di misura molto elevata e a costi relativamente bassi. Questi risultati saranno presentati il 9 aprile a Vienna in una conferenza scientifica (Sala M2 alle 9:30) e una conferenza stampa (alle 13:00) nel corso della prossima Assemblea Generale dell'Unione Geofisica Europea (EGU) che si terrà dal 7 al 12 aprile.
L'interferometria SAR differenziale satellitare (DInSAR) permette di misurare le deformazioni del suolo con un'elevata precisione e in qualsiasi condizione atmosferica. La crescente diffusione dell'uso di questa tecnica è dovuta alla recente disponibilità di grandi archivi di dati SAR facilmente accessibili, come quelli forniti, dalla fine del 2014, dalla costellazione Copernicus Sentinel-1. Attualmente Sentinel-1 fornisce dati SAR con una cadenza fino a 6 giorni su tutta la Terra. È quindi chiaro che con una disponibilità di dati così ampia, globale, costante e affidabile è possibile utilizzare la tecnica DInSAR per scopi di monitoraggio, come quelli relativi alle misurazioni del movimento del suolo nelle aree vulcaniche.
In questo campo i ricercatori dell'IREA-CNR hanno sviluppato un servizio operativo per monitorare la deformazione crostale nei vulcani attivi attraverso l'uso della tecnica DInSAR e dei dati Sentinel-1. Il sistema progettato è completamente automatico e il processo è attivato dalla disponibilità, per ogni sito vulcanico monitorato, di nuovi dati Sentinel-1. I dati satellitari vengono acquisiti ed elaborati attraverso la nota tecnica DInSAR P-SBAS (Parallel Small BAseline Subset), completamente sviluppata presso l’IREA-CNR, che permette la generazione delle serie temporali di deformazione dell'area investigata.
In qualità di Centro di Competenza (CdC) del Dipartimento di Protezione Civile (DPC), l’IREA utilizza tale servizio per monitorare la deformazione del suolo dei principali vulcani italiani attivi, come la caldera dei Campi Flegrei, il Vesuvio, Ischia, l’Etna e lo Stromboli, e fornisce aggiornamenti mensili sullo stato di deformazione dei vulcani al Dipartimento e altri Centri di Competenza dedicati al monitoraggio dei vulcani.
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In particolare Riccardo Lanari, direttore dell’IREA, ha mostrato i risultati delle elaborazioni dei dati radar satellitari relativi all’area flegrea. L’IREA, che è Centro di Competenza per il Dipartimento della Protezione Civile per il monitoraggio satellitare delle deformazioni del suolo, contribuisce infatti al monitoraggio dei principali vulcani italiani, tra cui la Caldera dei Campi Flegrei. Qui è stato possibile analizzare con un elevato grado di dettaglio il fenomeno del bradisismo che interessa l’intera area vulcanica. In particolare, nel periodo 2009-2017 è stato rilevato un progressivo sollevamento del suolo, caratterizzato da periodi di stasi intervallati da periodi in cui sono stari misurati incrementi, anche sensibili, della velocità di sollevamento.
Le zone verdi sono quelli in cui la deformazione non è presente. Il plot a sinistra evidenzia l’andamento temporale della deformazione nella zona di massimo spostamento corrispondente all’area urbana di Pozzuoli
Nella discussione è stato più volte ribadito che allo stato attuale non ci sono particolari motivi aggiuntivi di preoccupazione, ovvero, come confermato dagli scienziati, le variazioni dei parametri monitorati non sono tali da consigliare né un innalzamento del livello di allerta, né un ritorno al livello inferiore, che corrisponderebbe ad un’attività ordinaria del vulcano.
«Bisogna avere fiducia e rispetto delle informazioni ufficiali – ha dichiarato Carlo Doglioni, presidente nazionale dell’Ingv - non è possibile dare credito a ciò che non è direttamente collegato agli organi di controllo e studio. lo stato di allerta “giallo” ossia di attenzione non è da modificare».
Il livello di allerta per rischio vulcanico resta dunque giallo e la fase operativa di attenzione, così come dichiarato dal Dipartimento della Protezione Civile. Si ricorda che i livelli di allerta per i Campi Flegrei, indicativi della possibile evoluzione dello stato di attività del vulcano, sono quattro (verde, giallo, arancione e rosso), cui corrispondono oltre all’ordinario (livello di allerta verde) le Fasi operative di Attenzione, Pre-allarme e Allarme. Bisogna però sottolineare che, per ogni vulcano, il passaggio di livello di allerta può non avvenire necessariamente in modo sequenziale o graduale, essendo sempre possibili variazioni repentine o improvvise dell’attività, anche del tutto impreviste. È proprio per questo che, lungi dal fare inutili allarmismi, è necessario tenere l’attenzione altissima continuando quell’intensa attività di monitoraggio, incrementata dal 2012 con il passaggio al livello di allerta giallo, che rende i Campi Flegrei tra i territori più controllati al mondo.
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